Introduction
Intervento di apertura della seconda edizione del RoMED Forum.
1. Il Mediterraneo è il mare “tra” le terre. Il significato del suo nome evoca uno spazio “mediano” di comunicazione e di scambi, bacino di idee, cultura e merci, il luogo comune di valori e tradizioni millenarie: insomma è il Mare Nostrum !
Il Mediterraneo ha da sempre giocato un ruolo geopolitico fondamentale nello sviluppo europeo e dell’Italia. Ma non solo. Da ombelico di grandi civiltà e crocevia di popoli e commerci, oggi l’idea di Mediterraneo ha esteso il suo perimetro, coinvolgendo ormai il Medio Oriente, il Golfo Persico e i Balcani. E’ però questo uno spazio che quanto più si allarga, tanto più si divide e frammenta, aprendo tra le sue crepe grandi opportunità ma anche rischi e instabilità che hanno un forte impatto sull’Europa e sul mondo. Si pensi allo stretto rapporto tra sicurezza della regione e sicurezza europea. Sulle sue acque si sviluppano, infatti, le rotte migratorie e i relativi network di trafficanti di esseri umani, mentre sulle sue coste meridionali si affacciano Paesi fortemente instabili: dal devastante conflitto siriano; alle difficoltà nella stabilizzazione della Libia; fino al mai sopito contenzioso israelo-palestinese. La minaccia terrorista e lo sfruttamento dei flussi migratori irregolari pongono questioni essenziali che colpiscono il cuore stesso dell’Europa. L’indifferenza dimostrata dal “vecchio continente” e l’incapacità di rispondere a tale emergenze con una visione politica “alta”, mettono in questione i nostri valori, la nostra identità culturale e la nostra coesione politica e sociale. Per tale ragione siamo di fronte ad una crisi di civiltà.
Diversamente dal passato, oggi come potremmo solo pensare di esportare i nostri valori “occidentali” di libertà, difesa dei diritti umani, legalità, democrazia, pluralismo culturale, che ricordiamo in parte hanno ispirato le “primavere arabe”, se di fronte alla “contabilità dei morti” l’Unione europea non è stata in grado di assumersi una responsabilità condivisa ed esprimere quella solidarietà tra Stati membri che è alla base del Trattato ? L’Italia su questo non può più essere lasciata sola, né l’Europa può pensare di affrontare queste sfide senza una strategia globale e di lungo periodo.
Il Mare Nostrum è tornato, dunque, al centro della storia mondiale e delle sue dinamiche ma rischia una deriva nichilistica verso un Mare Nullius : mare di nessuno. Per evitare questq deriva nichilista abbiamo bisogno non solo di efficaci processi di Peace Keeping e Crisis Management ma soprattutto di solidi strumenti di Trust Building, in grado di interconnettere elites e popoli sulla base di un nuovo patto sociale, inclusivo e solidale. La sicurezza e la protezione della vita sono, infatti, alla base di quell’ obbligazione sociale che, come insegna Hobbes nel suo Leviatano, fonda ogni forma di Stato e di governo. Ma non solo. Questi sono anche i presupposti per l’esercizio di ogni forma di liberta’ denocratica, per non parlare poi della libertà di impresa, che per il suo sviluppo presuppone la pace etsrna e la sicurezza interna.
2. Nonostante i diversi fattori di instabilità, il Mediterraneo rappresenta anche un’enorme opportunità. Sin dall’ epoca romana, è stato un fattore di unità economica, che ha facilitato il commercio tra le varie province dell’Impero.
Oggi la Regione costituisce un mercato di 500 milioni di consumatori con ben 450 tra porti e terminal, mentre il suo Pil è in costante espansione con una crescita media del 4,4% annuo.
Pensiamo ancora al raddoppio del canale di Suez, alle nuove scoperte energetiche nelle sue acque orientali, la scoperta nel 2015 del giacimento egiziano di Zohr da parte dell’ENI, ed ancora il progetto cinese “One Belt, One Road”, la nuova “via della seta” che fanno del Mediterraneo una piattaforma di connessione strategica sul piano infrastrutturale, dei trasporti e delle reti logistiche.
Nuove opportunità nascono inoltre dagli ambiziosi programmi di diversificazione economica lanciati dai Paesi del Golfo (Saudi Vision 2030, Oman Vision 2020, Qatar 2030, Kuwait 2035) con l’obiettivo di garantire modelli più sostenibili attraverso la transizione energetica verso il gas naturale e lo sviluppo dell’economia “non-oil”.
Il Mediterraneo – con le sue crisi e le sue opportunità – deve recuperare il suo senso originario di “mare tra le terre” dov’è immersa l’Europa che dovrà ripartire con una nuova missione storica, contribuendo alla definizione di un nuovo ordine regionale in una prospettiva di sicurezza e sviluppo, dove l’Italia sta già giocando un ruolo strategico di primo piano.
3. Proprio per la sua configurazione geografica di “Penisola”, sintesi di “Terra e Mare” , l’Italia può essere fautrice di un approccio inclusivo volto a stabilizzare le acque agitate del Mare Nostrum, combinando sicurezza, solidarietà e legalità.
In particolare, sul piano culturale l’Italia rappresenta un attore globale che è in grado di rilanciare la visione di un “Nuovo Umanesimo” che affronti
le sfide con un approccio integrato e ponga la persona, i popoli e le comunità al centro dell’azione politica e della cooperazione internazionale, nel più ampio quadro dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.
Per concludere, l’edizione di quest’anno del Forum Med of Rome intende lanciare la visione di un Europa italica per una nuova alleanza nel Mediterraneo, al fine di migliorare gli standard di vita e creare un nuovo modello di sviluppo economico regionale, nell’ambito della sicurezza umana, dello sviluppo sostenibile, dell’assistenza umanitaria e della crescita inclusiva.
Considerando l’instabilità e i conflitti che la regione sta ancora attraversando, si avverte la necessità di definire una “positive agenda” per affrontare le sfide di una crescita inclusiva e di una sicurezza condivisa, grazie ad investimenti sostenibili e alle innovazioni derivanti dalla trasformazione digitale e dalla transizione energetica. Oggi nel Mediterraneo torna a giocarsi una partita decisiva per il futuro dell’Europa e dell’Italia. Possiamo parlare di un ‘Europa Italica’ per il rinnovato impegno geopolitico di Roma nel favorire una maggiore stabilità del Mediterraneo?
È la diplomazia la grande protagonista dell’approccio Italiano ai problemi della regione; ma qual è l’impegno concreto dell’ Europa e degli attori globali per garantire un Mediterraneo più sicuro?
Il presidente
Valerio De Luca
RoMED Forum